Ciao, Mino

Lo scorso 14 agosto Giacomo Merialdo ci ha lasciati. Per noi genovesi Mino non era solo un nome fra i tanti famosi che si nominano nell’ambiente, era una presenza calda e costante che non è semplice salutare, come non è semplice per me scrivere queste righe di ricordo: Mino, insieme a pochi altri, è stato il primo da cui ho imparato ad amare l’Omeopatia, e per questo gli sarò sempre grata, con il dispiacere di non averglielo detto abbastanza.

Monica Delucchi,
Medico Chirurgo – Omeopata GENOVA e BRESCIA
Docente Scuola di Omeopatia Centro Studi La Ruota di Milano
monica.delucchi.csr@gmail.com

Laureato nel ’79, Mino inizia a studiare omeopatia da subito e quindi a praticarla già dal 1981.
Flavio Tonello, l’altro dei miei maestri e suo compagno di studi e di lavoro, ricorda una sua frase all’inizio della loro frequentazione del variegato mondo omeopatico: Siamo finiti in una gabbia di matti. Ebbene, in quella gabbia di matti è rimasto per più di 40 anni e ha contribuito a renderla più
calda ed accogliente, ma anche più ricca di spunti e di sapere, e a tirare dentro tantissime altre persone che nel tempo hanno imparato a stimarlo e a volergli bene.
Questo suo amore per l’omeopatia, con la sua capacità di dare vita a mille idee e mille progetti, si concretizza nel 1980 nella fondazione del Gruppo Omeopatico Dulcamara, insieme a Flavio Tonello, Eugenia Volonterio e alcuni altri: “Dulcamara”, un rimedio che non si prende troppo sul serio, “litigioso senza essere arrabbiato”… un rimedio piccolo, come si sentivano questi giovani medici all’inizio della loro attività, e che sarebbero poi cresciuti, insieme alla Scuola di Genova, diventata una delle più solide e longeve in Italia. Con alcuni di loro Mino condivide anche il percorso formativo a Firenze presso la Fondazione Mattoli Palmieri e gli insegnamenti di Alfonso Masi Elizalde. La sua grande passione di studioso e la sua capacità di apertura con gli altri lo porta a fare spesso da traino al gruppo, a prendere contatti, a portare nuove informazioni e a costruire una rete di conoscenze nazionali e internazionali.
Dopo molti anni fertili di condivisione, come succede nelle migliori famiglie, le strade di Mino e del Gruppo Dulcamara si dividono: fonda la Scuola Kaos, sempre a Genova, dove continua ad insegnare e ad approfondire lo studio dei rimedi e di molte altre materie integrandole con l’omeopatia. Ed io ed alcuni altri studenti o ex-studenti siamo rimasti così, in bilico fra le due scuole dove stavamo
imparando a conoscere un mondo nuovo.
In questi anni arrivano le prime batoste di salute, e insieme la sua capacità di rialzarsi e continuare a lavorare e a dedicarsi alla passione condivisa, lui che compiva gli anni proprio il giorno prima di Hahnemann e, come hanno sempre detto gli amici, “testone come lui”. Ma arrivano anche le sue numerose pubblicazioni su riviste internazionali olandesi, tedesche e spagnole, la collaborazione dal 2009 con la Sociedad Hahnemanniana Matritense, l’Academia de Homeopatia de Asturias a Oviedo e l’Academia Medico Homeopatica di Barcellona. Perché quello che ha sempre caratterizzato il suo modo di essere era proprio la curiosità, la sua voglia di approfondire spaziando in molti campi del sapere.
Chiunque lo abbia conosciuto, lo ricorda non solo come un medico, ma come un uomo di grande cultura. E tutte le persone che parlano di lui usano per ricordarlo le stesse parole: dedizione, condivisione, generosità, gentilezza, umiltà. Chi conosce me sa che non mi riesce bene fare retorica e sviolinate, e che quindi queste parole non sono l’idealizzazione postuma ed edulcorata di chi non c’è più; chi ha conosciuto lui sa che, con le sue luci e le sue ombre, come tutti noi, Mino era davvero così, non era geloso del suo sapere (cosa rara), e lo metteva a disposizione di colleghi ed allievi; non ricercava l’apparenza e l’immagine, ma la sostanza e la profondità, sia in ambito omeopatico che nelle relazioni. Sembrava burbero, a noi studenti metteva un po’ soggezione, ma solo un attimo dopo la sua dolcezza ti sorprendeva. Sembrava schivo, ma quando ti sedevi a tavola con lui l’atmosfera si animava e si scaldava con la sua ironia divertente. Era facile incontrarlo, era facile parlare con lui. Studiare e condividere in amicizia e convivialità per Mino erano due aspetti indissolubilmente legati: ad ogni incontro si coglieva l’occasione di conoscersi, di scambiare e di parlare della vita e degli affetti, discutendo di argomenti “alti” mentre ci si divertiva nella maniera più semplice.
E di nuovo come capita nelle migliori famiglie, dopo molti anni di separazione, i progetti della sua Kaos e del Dulcamara ad un certo punto sono tornati comuni, fondendosi in una co-direzione condivisa con l’amico di sempre, Flavio Tonello, e con la collaborazione di Roberto Petrucci e del suo gruppo. Sono arrivati i suoi libri (sulle Liliales e sulle Leguminose, editi da Salus Infirmorum), un contributo importante per gli studenti, ma anche per gli omeopati più navigati. Proprio grazie alla Scuola di Genova abbiamo avuto la possibilità di salutare tutti insieme Mino e ricordarlo, in un incontro con amici e colleghi, compresi quelli spagnoli in collegamento a distanza, e con i pazienti, alcuni diventati nel tempo a loro volta amici: grati perché tenuti in salute e lontani da bisturi e farmaci, grati perché accompagnati nel loro percorso di guarigione e di comprensione della malattia, tutte persone a cui ha dato tanto fino alla fine. Oltre all’indubbia competenza tecnica, i racconti di questi pazienti ci descrivono un punto di riferimento nelle difficoltà, un terapeuta accogliente, in grado di trovare la chiave per entrare e dare voce ai pensieri e ai sintomi, “a tradurre in concetti e parole tanti aspetti della vita difficili da identificare”, dice un paziente ed amico che, come tanti, fa fatica ad elaborare questa perdita. Credo che questa sia l’eredità più bella che un Medico possa lasciare.
Mi fa piacere concludere con le parole tradotte di José Eugenio Lopez, uno dei colleghi ed amici spagnoli di Mino, in una lettera che ha condiviso con noi:
Quando Stefania ci ha detto ‘Mino se ne è andato stamattina e adesso vola libero, quello che ha sempre desiderato, ho voluto capire tutto il significato dentro a queste parole. Troppe volte abbiamo parlato insieme del ciclo della vita, della nascita e della separazione, di altre dimensioni, di altre realtà sconosciute. Il Grande Architetto, come direbbe Hahnemann, non poteva creare una fine nel nulla; però, anche se percepiamo e comprendiamo che la partenza non è dissoluzione, non possiamo evitarci il cuore spezzato, il dolore, la tristezza. E sappiamo che, nei sogni di una notte profonda e amica, lasceremo andare dolore e tristezza e comprenderemo finalmente quella libertà di spirito di cui prima parlavamo.
Vola libero Mino, ci manchi, ti amiamo e ti ricordiamo.
Con le tue acciughe, il tuo vino, la tua musica, la nostra Omeopatia.

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