Coordinatrice Dipartimento Farmaceutica omeopatica – FIAMO
Renata Calieri
All’interno del Gruppo dei Farmacisti Esperti in Omeopatia CoFIAO di recente istituzione si sta ragionando su quel veto che si sentono sempre imporre quelli di noi che praticano l’Omeopatia: di non utilizzarla altro che nei casi acuti.
Nel chiederci dove sia delineata formalmente questa limitazione, abbiamo fatto una ricerca sulla documentazione normativa a disposizione, oltre alla riflessione secondo cui l’Omeopatia stessa ci insegna a considerare la totalità e la profondità dell’essere e la sua individualità peculiare.
Si potrebbe rimandare il Farmacista alla lettura della Determina di Terni del 2002 (reperibile sul sito FIAMO alla pagina https://www.fiamo.it/determina-mnc-terni/) che dispone che l’atto diagnostico, prescrittivo e terapeutico, è un Atto medico, e come tale ad esclusivo appannaggio del Medico (Fnomceo 2002).
Questo ovviamente è più che mai valido anche in casi non-omeopatici: il Farmacista deve e può muoversi solo in contesti deontologicamente e legalmente normati, orientandosi nella direzione di intervenire (medicare o accompagnare) o inviare al Medico. Ci mancherebbe.
Dall’altra parte troviamo però che i medicinali omeopatici sono ufficialmente classificati come SOP (Senza Obbligo di Prescrizione), distinti dagli OTC (Over The Counter, Farmaci da banco) per i quali NON è necessaria la presenza dell’Operatore al momento dell’acquisto, è concessa la pubblicità, e sono a disposizione della libera automedicazione senza consiglio o avvertenza (tanto sono considerati sicurissimi, praticamente senza rischi).
Gli omeopatici no: pur di libera vendita, possono solo essere consegnati da Professionista competente, dietro consiglio e raccomandazioni, e ne è vietata la pubblicità per non indurre all’automedicazione indiscriminata. Il paziente può richiederli senza ricetta.
Alcune Farmacie/Parafarmacie specializzate sono molto fornite di rimedi in pronta consegna, proprio perché loro stessi hanno acquisito competenze e sono loro stessi nelle condizioni di consigliare un medicinale omeopatico. Altre procurano i medicinali richiesti o prescritti, con o senza competenze all’interno dell’esercizio, con i tempi di attesa di un ordinativo da procurare e le sempre maggiori difficoltà di approvvigionamento e reperimento di questi ultimi anni.
Ora facciamo il caso comunissimo di un paziente che entra in Farmacia/Parafarmacia per un Herpes labiale o una cistite, ricorrenti (che noi sappiamo benissimo essere riacutizzazioni miasmatiche, quelle che Hahnemann chiama aggravamenti passeggeri di Psora latente): il Farmacista procederà senz’altro al consiglio di un SOP per affrontare questa richiesta di aiuto e procederà nella direzione di un consiglio accurato e mirato, ponendo domande sulle condizioni di gravità o di dolore o di durata dall’insorgenza, e si girerà infine allo scaffale per consegnare il farmaco SOP che ritiene più indicato. Questo che appare come un atto diagnostico e prescrittivo rientra invece nei limiti delle sue competenze e del suo ruolo, non sta portando via il mestiere al Medico e non sta facendo un abuso di professione medica.
Egli ne è pienamente autorizzato dalla legge.
Ma torniamo al nostro mondo omeopatico e alle sue regole imprescindibili. Prendiamo ad esempio il Protocollo di Chianciano Appendice 1 (LINEE GUIDA PER FARMACISTI ESPERTI IN OMEOPATIA) che in incipit propone che il Farmacista sia in grado di:
capire il processo di salute-malattia all’interno della prospettiva omeopatica e dei principi della medicina omeopatica;
[…]
contribuire alle politiche di promozione, prevenzione e recupero della salute;
[…]
seguire i principi etici e responsabili per il bene dei singoli e della salute pubblica
[…].
Ci mancherebbe.
Per casi acuti, stando alle definizioni di Hahnemann, troviamo al §73 dell’Organon una classificazione che li annovera tra le malattie:
ACUTE INDIVIDUALI
Traumatismi (fisici; psichici)
Indisposizioni (false malattie)
Acutizzazioni miasmatiche
ACUTE COLLETTIVE
Collettive sporadiche
Collettive epidemiche.
A proposito dei traumatismi, raccogliamo la riflessione del Dr. L. Baldassini, membro del nostro Gruppo, sulla considerazione dell’acuto, sottoponendoci tre esempi di trauma acuto:
il paziente esce di casa e una tegola gli cade in testa – il paziente è uscito con una tempesta in atto o ha camminato lungo un posto interdetto?… Allora potrebbe avere un’indole temeraria, sprezzante dei pericoli, oppure aver sfidato la tempesta o il divieto per un grande senso di responsabilità verso un compito, un impegno, una missione…
il paziente si è procurato un trauma praticando uno sport estremo – allora anche questo paziente potrebbe avere un’indole temeraria e sprezzante dei pericoli, oppure amare le sfide contro se stesso, oppure non amare affatto se stesso…
il paziente si è procurato un trauma per autolesionismo.
È evidente che ognuno di noi reagisce in modo peculiare e individuale a un’offesa esterna e quindi la sua peculiare reazione determinerà un quadro sintomatologico altrettanto peculiare, ed è anche evidente che al cosiddetto caso “acuto” sottende una dinamica e un’attitudine di vita che ha orientato la genesi del trauma.
Il Farmacista Esperto in Omeopatia dovrà procedere esaminando e considerando tutte queste sfumature eziologiche, cosicché il consiglio di un medicinale omeopatico non sarà più un rimedio superficiale di acuto, bensì un rimedio che coglie l’essenza profonda di chi porta quel trauma.
Poniamo ora l’attenzione anche sul punto 1.c. che riguarda (e tiene in debita considerazione) le riacutizzazioni miasmatiche tra le malattie acute.
In una sua presentazione sulla Classificazione delle Malattie, il Dr. Renzo Galassi (Corso di Alta Formazione, UniBo 2010) spiega così questi aggravamenti passeggeri di Psora latente:
originano come esplosione del miasma cronico predominante, a partire da stimoli di indole diversa tanto interni come esterni, però sempre con la tendenza a riapparire sotto certe circostanze
si sviluppano in relazione a qualche fattore scatenante di qualsiasi tipo (clima, cambio di temperatura, etc.).
si manifestano ripetutamente con un certo clima, in una stagione dell’anno, con l’esposizione a certe condizioni ambientali o emozionali.
Per quanto riguarda invece le Malattie Collettive epidemiche (sempre considerate acute, secondo la classificazione hahnemanniana) il Dr. Galassi suggerisce di trattarle in questo modo:
l’ideale è far decorrere spontaneamente la malattia ripetendo il medicamento di fondo verso la fine dell’episodio
in patologie più coinvolgenti, si deve studiare la sintomatologia del paziente e individuare il medicamento più utile fra quelli che corrispondono al “Genio epidemico”.
Entrambe queste indicazioni (il sottolineato è nostro) rimandano a una considerazione profonda e non superficiale del quadro che si ha di fronte, anche se apparentemente di natura acuta. A volte, anche quella che sembra una banale faringite da raffreddamento o di natura epidemica e stagionale, è legata a un terreno predisponente e vulnerabile che la scatena in maniera ricorrente e inesorabile più che in altri soggetti ugualmente esposti. E quegli stessi sintomi che si manifestano come acuti saranno modalizzati proprio in virtù di questo terreno predisponente.
Stando quindi alle indicazioni hahnemanniane di classificazione dell’acuto e alle regole imprescindibili che l’Omeopatia stessa ci dà di visione globale e profonda del sofferente, in qualità di Farmacisti Esperti in Omeopatia ci consideriamo inseriti in un’etica professionale corretta adottando il seguente codice nella nostra operatività omeopatica quotidiana:
si procede indirizzando al Medico, esattamente secondo l’etica e la deontologia professionale non riferita ai trattamenti omeopatici, i casi cronici di tipo degenerativo e che richiedano stretto intervento medico od ospedaliero, così come i casi acuti di carattere emergenziale
si procede alla presa in carico del paziente, esattamente secondo l’etica e la deontologia professionale non riferita ai trattamenti omeopatici, nel consiglio dei medicinali omeopatici ufficialmente classificati come SOP (Senza Obbligo di Prescrizione) in base alla propria formazione e competenza acquisita
in considerazione delle cosiddette riacutizzazioni miasmatiche (cioè sintomi apparentemente acuti ma periodici, riferibili a un soggiacente miasma di matrice cronica), il Farmacista Esperto in Omeopatia deve poterle sapientemente riconoscere e identificare, procedendo in base alla propria formazione e competenza acquisita; quindi rimandare al Medico omeopata (quando possibile) per il prosieguo della cura di fondo
allo stesso modo, in considerazione delle cosiddette malattie locali, si procede come sopra, con la massima attenzione a non sopprimere
si procede indirizzando al Medico, esattamente secondo l’etica e la deontologia professionale non riferita ai trattamenti omeopatici, i casi in cui dopo il trattamento omeopatico si ripresentino recidive non rispondenti in tempi brevi, cioè nei casi in cui l’apparente acuto nasconda una patologia più grave soggiacente
finalizziamo la continuità del nostro intervento a una durata temporale riferibile/riconducibile a risoluzioni in tempi brevi, affinché il malato non si senta paziente del Farmacista.
Conclusioni
In riferimento alle competenze di ciascuno e alla formazione omeopatica ricevuta, il Farmacista Esperto in Omeopatia affronta, gestisce e prende in carico un paziente secondo le proprie capacità e conoscenze. Egli si muove affrontando le condizioni situazionali che il paziente gli presenta, affronta l’attualità che si trova di fronte, e cerca con la massima competenza di consigliare il rimedio quanto più simile possibile.
Non è pensabile indirizzarsi a trattamenti meramente sintomatici o acuti epidemici, quando l’Omeopatia stessa ci insegna a considerare la totalità e la profondità dell’essere e la sua individualità. Ci riferiamo qui al Farmacista Esperto in Omeopatia altamente qualificato, tramite corsi altamente professionalizzanti e non corsi formativi dedicati al lavoro al banco che puntano a circoscrivere le competenze e le conoscenze sull’Omeopatia limitandole all’insegnamento di pochi rimedi considerati di intervento sintomatico e di scarsa profondità. Grave può risultare il danno se il Farmacista si limitasse a interventi che possono essere soppressivi di una Forza Vitale che egli non conosce perché non gli è stata insegnata.
Ricordando che il Farmacista è legalmente autorizzato al consiglio di medicinali omeopatici allo stesso modo che per i farmaci convenzionali SOP, risulta di fondamentale importanza una formazione del professionista che sia il più qualificante possibile. Il Medico omeopata deve poter avere in lui un alleato competente e non un interlocutore scarsamente informato o tenuto all’oscuro e in disparte dalle dinamiche radicali e fondanti dell’Omeopatia.
Non esiste un’Omeopatia a metà o parziale, che abbia limiti alla sua essenza sostanziale, un’Omeopatia da banco e una da ambulatorio. Esiste UNA Omeopatia: quella della profondità, dell’individualità, della totalità, quella che ci insegna Hahnemann.
Poi esiste un’etica deontologica.