La mia storia omeopatica

La mia storia omeopatica

Ho lavorato per anni come pediatra curando con l’Omeopatia i bambini, dai più piccoli ai più grandi. Mi sono sentita spesso un piccolo stregone, trattata con ironia e sufficienza, come se solo chi seguiva i dettami della vera medicina potesse essere considerato medico. Ho continuato per la mia strada, guardata male dai colleghi, alcuni dei quali però, quando non sapevano più cosa fare, mi mandavano i loro pazienti, ma non lo avrebbero mai ammesso in pubblico!

di Anna Cesa Bianchi

Medico Pediatra – Omeopata CHIAVENNA (SO)

cebian@cesabianchi.it

Con la Medicina Omeopatica ho avuto un incontro quasi fortuito, inizialmente come paziente. La mia scelta non era ben vista, ma ho avuto dalla mia che mio padre, che anche lui non era all’inizio d’accordo, non mi ha mai ostacolato, probabilmente perché quando fece conoscere la psicologia in Italia fu guardato con lo stesso sospetto e osteggiato per molti anni.

Ho avuto le mie più grandi soddisfazioni con i bambini e le loro famiglie facendo del primum non nocere il principale insegnamento da seguire. Ho passato notti insonni quando avevo pazienti in situazioni critiche o quando, per mia colpa, non avevo capito quale fosse il rimedio più corretto. Ho cercato di dare sempre risposta ai dubbi degli adulti, non ho mai smesso di studiare. Ho avuto Maestri come Dujany, Cenerelli, Granata e Vithoulkas  oltre a seguire seminari di molti altri, cercando di aggiungere pazientemente un pezzettino di conoscenza dopo l’altro, ma ho sempre detto, a chi credeva che mi considerassi arrivata, che non basta una vita per comprendere l’Omeopatia e l’essere umano e che un vero medico dovrebbe avere sempre l’umiltà di ammetterlo. Gli anni più belli sono stati quelli in cui ho scelto di continuare solo con l’Omeopatia abbandonando la mutua, sempre valutando fin dove le mie capacità e le mie conoscenze mi permettevano di arrivare, ma mai mettendo a rischio i miei piccoli pazienti, ricorrendo al farmaco solo in condizioni complesse laddove l’organismo non reagiva come mi sarei aspettata.

Mi sono sempre sentita fortunata perché, oltre a essermi laureata in medicina e ad avere due specializzazioni, avevo trovato nell’Omeopatia uno strumento che mi permetteva di guardare l’essere umano nella sua globalità, fisica e mentale, senza frammentarlo, come purtroppo accade quotidianamente per cui la persona diventa solo un particolare, invece di essere il punto da cui partire per una corretta diagnosi e terapia.

E’ stato incredibile poter osservare con quanta caparbietà e forza l’organismo umano, se ben indirizzato, reagiva alle malattie, e pian piano anche i genitori si accorgevano della differenza. Una grande soddisfazione è stata quella di vedere cancellato un intervento alle tonsille e adenoidi il giorno in cui era stato programmato per la schiettezza intellettuale di un collega – cosa davvero rara – primario ORL che, una volta valutato il quadro clinico dopo la cura omeopatica, non ha voluto operarlo e lo ha rimandato a casa.

Nella casistica quotidiana ricordo con piacere le molteplici volte in cui bambini affetti da otite o tonsillite, tornati dai colleghi che pensavano avessero preso l’antibiotico, si sentivano dire che l’antibiotico aveva funzionato perfettamente. O anche è piacevole ricordare ragazzini di 14 anni passati dal medico degli adulti che voleva somministrare loro un antibiotico e alla domanda: Hai mai avuto reazioni con gli antibiotici? la risposta era: Non lo so perché non ne ho mai presi!  Per loro era fortuna, per me era il riconoscimento per il lavoro ben fatto. E così mi sorgono alla mente tanti episodi, come ad esempio, agli inizi dei miei studi dell’Omeopatia, il caso di un ascesso a un dente di mio marito, di domenica con farmacia di turno lontana, risolto con Apis mellifica 200CH con la fortuna della principiante e un’attenta repertorizzazione: una sola dose, guarigione in 24 ore, senza recidive. O la cheratocongiuntivite di un gatto in cui il collirio prescritto dal collega veterinario faceva più danni che benefici: anche in questo caso Apis corrispondeva ai suoi sintomi, una sola somministrazione e risoluzione completa.  O anche le storie di lattanti con disturbi del sonno in cui la mamma mi chiamava il giorno dopo, preoccupata di cosa gli avessi dato, perché per la prima volta il piccolo aveva dormito tutta la notte. Ricordi, storie, immagini, vicende, grandi soddisfazioni.

 Non ho mai messo a rischio nessuno dei miei bambini anche se qualche volta mi è capitato di dover somministrare il farmaco allopatico perché in quel momento era la terapia migliore che avrei potuto consigliare. Non ho mai sentito il bisogno di dover dimostrare il funzionamento di un rimedio, perché la realtà che avevo e ho avuto davanti e i risultati ottenuti erano la più grande risposta a chi ne dubitava. Sfortunatamente nel mondo attuale non basta ottenere risultati, bisogna dimostrare come li si sono ottenuti altrimenti questi, per quanto evidenti, verranno disconosciuti, osteggiati e finiranno nell’oblio. Anche in medicina tradizionale ci sono situazioni in cui non si sono conosciuti per anni i meccanismi d’azione di alcuni farmaci, una per tutti l’aspirina (o, meglio, il suo principio attivo, l’acido acetilsalicilico) commercializzata nel 1889, ma il cui meccanismo completo è stato scoperto nel 1970), ma ovviamente questo non ne ha impedito la sua approvazione e il suo uso.

Credo che ciò che manca ai giovani di oggi sia la voglia di scoprire, la voglia di cercare, e l’incapacità di abbandonare strade certe per strade molto più complesse. Ricordo una frase di un mio collega pediatra cui avevo regalato il testo del Bourgarit che mi disse: Non credo che lo leggerò perchè perderei la mia fiducia in quello che sto facendo.

Io ormai non lavoro più, ma l’Omeopatia è stata per me una compagna fondamentale del mio viaggio in questa vita e una delle mie migliori opportunità come medico; mi ha permesso, dedicando tempo ai miei piccoli e grandi pazienti, di conoscerli meglio e di affrontare insieme problemi complessi che non mi aspettavo mi avrebbero mai raccontato. Il sorriso e la fiducia dei bambini e delle loro famiglie è stata la gratificazione più importante che ha annullato il resto. Se mi chiedessero cosa farei se potessi avere un’altra opportunità, non avrei alcun dubbio: rifarei la mia scelta! La mia è solo una goccia nel mare, ma come ben sapete anche l’infinitesimale può fare la differenza perché, parafrasando una frase letta di recente, anche se l’Omeopatia può sembrare apparentemente piccola di fronte al resto della Medicina, può però proiettare una grande ombra.

Quindi forza, e permettetemi un consiglio: non perdete troppo tempo in discussioni, ma andate avanti, solo quello che farete e i risultati che otterrete potranno tenere viva questa grande disciplina.

Un grande abbraccio a tutti

Anna 

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