Un caso di morbo di Graves-Basedow
Innocenza Berni Medico Chirurgo – Omeopata VITERBO
innoberni@gmail.com
Il seguente lavoro è stato presentato al II Congresso Internazionale di Medicina Omeopatica Classica Hahnemaniana tenutosi a Roma il 10-12 Novembre 2023.
We present a case involving a 39-year-old woman diagnosed with Graves-Basedow disease.The patient’s clinical presentation warranted the prescription of Iodum. Initially, she exhibited noticeable but temporary relief of symptoms, prompting a gradual escalation of the dosage to 60 LM. Continuing with the treatment regimen, she demonstrated sustained improvement, and after approximately two years of therapy, all laboratory findings returned to normal, except for slightly elevated TRH antibodies. Despite this, the patient experienced an overall sense of well-being and decided to discontinue the medication. To date, one year after discontinuing the therapy, she remains in good health.
KEYWORDS
Graves-Basedow disease – Remedy specificity – High doses – Iodum
Viene presentato il caso di una paziente di 39 anni affetta da morbo di Graves– Basedow.
Il quadro clinico della paziente porta alla prescrizione di Iodum. All’inizio della terapia la paziente ha un miglioramento immediato, ma di breve durata e quindi si aumenta progressivamente il dosaggio del farmaco, fino alla 60 LM. Prosegue il mi- glioramento e dopo quasi 2 anni di terapia i valori erano tutti nella norma, tranne l’anticorpo TRH, lievemente elevato. La paziente si sentiva bene e interrompeva l’assunzione di Iodum.
A tutt’oggi, dopo circa 1 anno di sospensione della terapia, la paziente gode di ottima salute.
PAROLE CHIAVE
Morbo di Graves-Basedow – Specificità del rimedio – Dosi elevate – Iodum
Il Morbo di Graves-Basedow è una patologia che riguarda il sistema endocrino tiroideo, che è regolato dall’ipotalamo e dall’ipofisi attraverso il TRH e il TSH con un meccanismo di feed-back negativo. Tale sistema regola l’attività metabolica di gran parte delle cellule dell’organismo e quindi influisce sul buon funzionamento di numerosi organi.
Il morbo di Graves-Basedow è una patologia clinica, caratterizzata da ipertiroidismo causato da una iperstimolazione esercitata sulla tiroide da fattori esterni che provocano una iperplasia diffusa della ghiandola (gozzo tossico diffuso) ed è la forma più importante e la più frequente di questa patologia, rappresenta infatti circa il 60/80 % di tutti gli ipertiroidismi (1). L’incidenza/anno è tra il 1,5% e il 3% della popolazione mondiale con maggiore prevalenza nel sesso femminile tra i 40 e i 60 anni (rapporto donna/uomo circa 7/1).
Non si conoscono esattamente le cause di tale malattia, anche se si è certi vi sia una base autoimmune. Si è verificato infatti che sistema immunitario produce anticorpi antirecettore del TSH, i quali si comportano come il TSH ipofisario, stimolando la ghiandola a produrre ormoni tiroidei in modo incontrollato. Il motivo per cui si attiva in maniera abnorme il sistema immunitario e ancora sconosciuto, ma si ritiene vi sia un’influenza dei geni, dello stress, del fumo di sigaretta, di particolari infezioni (soprattutto virali), di alcuni farmaci, quali steroidi sessuali, amiodarone e litio.
La malattia in fase iniziale ha un decorso piuttosto subdolo con segni e sintomi sfumati e poco specifici che includono
• irritabilità
• ansietà
• insonnia
• stanchezza mentale
• tremori
• depressione
Successivamente, quando il decorso della malattia peggiora, il morbo si accompagna ai sintomi tipici della tireotossicosi come:
• alterazioni oculo-palpebrali, caratteristica principale della malattia che produce esoftalmo, dovuto all’infiammazione dei tessuti situati dietro l’occhio che rigonfiandosi, lo spingono verso l’esterno;
• disturbi dell’apparato cardiovascolare, che comprendono: tachicardia, aritmia, palpitazioni;
• disturbi dell’apparato gastrointestinale, come diarrea, scialorrea, iperfagia con calo ponderale;
• gozzo diffuso;
• osteoporosi;
• disturbi del ciclo mestruale con oligomenorrea;
• alterazioni della fertilità.
La diagnosi di morbo di Graves-Basedow è posta attraverso l’esame clinico del paziente, seguito dal dosaggio ematico degli ormoni tiroidei e precisamente FT3, FT4 e TSH e si parla di ipertiroidismo se i primi due sono elevati e il TSH basso o indosabile.
Nel caso del morbo di Grave-Basedow l’FT3 è più alto dell’FT4 in maniera sproporzionata, cosa che si verifica raramente in altre forme di ipertiroidismo. Importante inoltre è il dosaggio di anticorpi antirecettore del TSH (TRab), prodotti solo in questa malattia autoimmune (3/4).
In aggiunta ai test di laboratorio è utile anche un’ecografia della tiroide con ecocolordoppler per evidenziare l’aumento di volume e l’incremento dell’apporto sanguigno mediante uno studio dei vasi.
Fondamentale poi è, nell’ambito di un quadro di ipertiroidismo, escludere noduli o possibili formazioni tumorali eseguendo anche, in casi dubbi, la scintigrafia e l’agoaspirato.
Il trattamento del morbo di Basedow può avvenire in diversi modi:
• terapia farmacologica mediante Tionamidi, che punta all’inibizione della sintesi ormonale, ha la durata di 1-2 anni, ma non porta sempre alla remissione della malattia e può provocare vari effetti collaterali, quali ipotiroidismo, reazioni allergiche, danni epatici e a volte addirittura agranulocitosi;
• terapia radiometabolica condotta con iodio radioattivo (131-I) per distruggere funzionalmente la tiroide senza intervento chirurgico;
• tiroidectomia che è l’intervento di asportazione della ghiandola con conseguente ipotiroidismo e possibili rischi di lesione dei nervi laringei e di asportazione accidentale delle paratiroidi, per questo è riservato ai casi più gravi, non passibili di trattamenti conservativi;
• terapia cortisonica locale o sistemica, terapia radiante dell’orbita o interventi di chirurgia oculare sono impiegati nel trattamento specifico dell’esoftalmopatia da morbo di Basedow (3/4).
MATERIALI E METODI
Il caso preso in esame è quello di Eleonora, una paziente a cui a marzo 2021, a 39 anni di età, è stato diagnosticato il morbo di Graves-Basedow. La diagnosi è stata confermata dagli esami ematici e dalla diagnostica strumentale.
L’approccio è quello proprio della Medicina Omeopatica Classica, come è intesa dalla definizione di Omeopatia Hahnemanniana o Unicista. Si procede pertanto alla raccolta dei sintomi fisici e mentali caratteristici della paziente, a cui segue la visita medica con l’esame obiettivo. Tutto ciò in aggiunta alla valutazione degli esami di laboratorio e strumentali già eseguiti. Il quadro globale così ottenuto sarà esaminato tenendo in considerazione la gerarchizzazione dei sintomi e confrontandolo con il quadro patogenetico-clinico dei rimedi omeopatici conosciuti, per poi mettere in diagnosi differenziale le diverse possibilità terapeutiche (5).
Per la terapia si è utilizzata una medicina della farmacopea omeopatica in composizione unitaria a potenze varie, LM in gocce, Korsakoviane in globuli o centesimali in granuli, a diversa frequenza di somministrazione in relazione alla diversa risposta della paziente (5).
Per facilitare l’individuazione del rimedio si è fatto uso del repertorio omeopatico informatizzato, che permette un veloce confronto tra i sintomi del paziente e i vari rimedi possibili (6).
RISULTATI
Ho visto per la prima volta Eleonora nel febbraio 2014, a cui ho prescritto in due visite successive Pulsatilla anche per il suo desiderio di maternità, desiderio che aveva realizzato quando la rivedo a dicembre dello stesso anno. Era infatti alla 18 settimana di gravidanza e le prescrivo Natrum muriaticum perché era depressa, chiusa in se stessa e con un forte senso di colpa per non avere accettato che il nascituro fosse un maschio.
Comunque la gravidanza procede bene, il parto eutocico a termine avviene a maggio 2015 e il bimbo è in perfetta salute. E così rimane fino ad agosto 2016, quando, dopo 2 episodi febbrili di difficile risoluzione, gli viene diagnosticato un neuroblastoma addominale, localizzato al rene sinistro. Il piccolo a quel punto ha dovuto seguire un lungo e difficile iter terapeutico, durato circa 2 anni, quasi tutto in degenza, fatto di chemio, radio e interventi chirurgici, trapianto di midollo, che la madre ha dovuto vivere insieme a lui.
Rivedo Eleonora solo il 13 aprile 2021. Torna perché nel mese di marzo le è stata fatta diagnosi di ipertiroidismo da morbo di Graves-Basedow e ora si rivolge all’omeopatia perché non vuole assumere la terapia allopatica, inquanto consapevole degli effetti collaterali a cui andrebbe incontro.
I sintomi sono diventati evidenti all’inizio di marzo quando ha cominciato ad avere nervosismo accentuato, tachicardia con sensazione di palpitazioni, peggiorate a letto, sensazione di mancanza d’aria, affanno a salire le scale, sonno agitato, appetito aumentato con perdita di peso (dimagrita 4 kg in 1 mese), era freddolosa ora sente sempre caldo, ha un lieve tremore alle mani ed evacuazioni frequenti. Ha un iniziale esoftalmo dell’occhio sinistro, che le procura irritazione, lacrimazione e fotofobia.
Non riferisce alcuna alterazione del ciclo mestruale.
La diagnosi è stata posta dopo esami di laboratorio e indagine ecografica, oltre ad una visita endocrinologica e cardiologica con ecodoppler per verificare eventuali danni cardiaci.
Gli esami di laboratorio di Marzo 2021 mostrano una notevole diminuzione del TSH, un incremento dei valori dell’FT4 e soprattutto un ancora più marcato aumento dell’FT3, situazione tipica del morbo di Graves-Basedow.
Il dosaggio degli autoanticorpi inoltre rileva la presenza a dosi elevate di anticorpi anti recettore del TSH.
L’ecocolordoppler tiroideo segnala una struttura parenchimale disomogenea e in parte fibrosa a dimostrazione della sofferenza della ghiandola tiroidea.
La visita endocrinologica conferma la diagnosi di morbo di Basedow e viene prescritto Propiltiouracile 50 mg, 3 volte al giorno e un betabloccante, propanololo, 40 mg ¼, 2 volte al giorno, con il consiglio di ripetere gli esami degli ormoni e l’emocromo 1 volta mese.
La visita cardiologica non rileva alcuna alterazione cardiocircolatoria, tranne una elevata frequenza di 102 bpm, per cui aumenta il betabloccante da ¼ a ½ di capsula 2 volte al giorno.
A questo punto si applica la metodologia classica omeopatica hahnemanniana, si valutano tutti gli esami diagnostici eseguiti dalla paziente, insieme ai sintomi presentati dalla stessa, si procede all’esame obiettivo, da cui si evidenzia l’estrema magrezza (la paziente è passata da 54 a 50 kg in 1 mese, con un’altezza di 1,65 m), la pelle secca e la frequenza elevata nonostante l’assunzione del betabloccante (94 bat/min). La PA è normale (120/70 mm/Hg).
Eseguo la repertorizzazione per avere la conferma del rimedio che, in base alle conoscenze della materia medica, mi era balzato alla mente (7).
La prescrizione, infatti, è proprio IODUM.
Inizio con una 30 CH, dinamizzata mattino e sera, per testare la reattività della paziente, chiedendole di aggiornarmi sull’andamento della sintomatologia attraverso contatti telefonici.
Inizia la terapia con IODUM 30 CH il 19 aprile e si sente subito meglio, ma già il 22 aprile mi chiama dicendo che sono ricomparse sia la tachicardia e che il nervosismo.
Ora oso di più e prescrivo IODUM MK dose unica.
Il 26-4 mi comunica che ha ancora difficoltà all’inspirazione e la frequenza le aumenta subito dopo i pasti e con il movimento. Assume un’altra unica di IODUM MK in plus.
Il 2 maggio è più tranquilla, si sente meglio, ma non bene e il 4-5 assume, di sua iniziativa, ancora un’altra monodose di IODUM MK, sempre plus, che si era procurata in anticipo, vista la difficoltà di reperire il rimedio in tempi rapidi.
Mi riferisce che ogni volta che assume il medicinale ha subito una sensazione di benessere, ma il miglioramento, ha breve durata, per cui il 7 maggio le prescrivo IODUM XMK, dose unica, pochi granuli dinamizzati a giorni alterni, pregandola sempre di aggiornarmi sull’andamento dei sintomi.
Il 22-5 esegue un controllo degli ormoni tiroidei, dove si evidenzia un buon miglioramento dei valori dell’FT3, dimezzato rispetto al precedente controllo.
Il risultato è incoraggiante e la paziente è molto soddisfatta,
Il 26 maggio la rivedo a studio. La paziente appare meno agitata, il viso meno teso, anche se permane l’esoftalmo. È sempre molto magra, non ha preso peso nonostante l’appetito sia sempre notevole. Continua a notare un rapido miglioramento appena prende il rimedio, soprattutto dei sintomi che riferisce essere per lei più fastidiosi, quali l’affanno e la tachicardia che le provocano agitazione e ansia. La frequenza è di 78 bat/min., pur continuando a prendere il betabloccante, la pressione è normale 118/73 mm/Hg.
Decido di cambiare diluizione mantenendo, però, la stessa terapia, visto che i sintomi sono gli stessi e costatando che il rimedio sembra agire in modo piuttosto soddisfacente. Prescrivo IODUM 3 LM in gocce, dinamizzate 1 volta al giorno, perché le LM sono di più facile gestione, visto che la paziente ha bisogno di prendere la terapia piuttosto frequentemente.
Il 24 giugno mi contatta dicendomi che ha ancora difficoltà respiratorie e spesso rialzo della frequenza, percepita sempre come disturbo di difficile gestione, pertanto le dico di passare alla 6 LM in gocce sempre dinamizzata.
Continua questa terapia fino ai primi giorni di luglio, quando mi riferisce che stanno tornando i sintomi più fastidiosi, cioè la tachicardia e l’agitazione, anche se più raramente.
Le prescrivo IODUM 12 Lm in gocce, ma, vista l’impossibilità di un rapido reperimento, il 6 luglio assume una dose unica di IODUM LMK, che precedentemente si era procurata.
Inizia la terapia con la 12 LM il giorno 13 luglio e lo stesso giorno esegue le analisi degli ormoni tiroidei.
Il miglioramento dei valori continua, cosa che naturalmente incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa. Continua quindi la terapia con IODUM 12 LM fino alla fine di agosto con qualche sospensione nei periodi di vacanza.
A settembre ci sentiamo telefonicamente, i sintomi fastidiosi sono sempre più rari e anche occhio lo avverte migliorato, ha anche aumentato il peso di circa 1 Kg.
Il 16 settembre esegue nuovi esami di controllo.
Si conferma la progressione positiva, addirittura l’FT3 è rientrato nei valori normali e l’FT4 e solo lievemente sopra.
Il 18 settembre le prescrivo IODUM 18 LM in gocce una volta al giorno. Continua questo dosaggio fino al mese di novembre.
La rivedo di nuovo il 22 novembre. L’aspetto è disteso e mi riferisce da due giorni ha sospeso il betabloccante, perché da tempo non avvertiva più la sensazione di tachicardia. Infatti si sente molto meglio, è migliorata la sensazione di palpitazione, mentre irritabilità e ansia sono percepite solo raramente. É, però, perplessa riguardo il risultato delle analisi ormonali, che si aspettava ancora migliorate ed invece ha riscontrato la Tiroxina libera (FT4) aumentata.
Le prescrivo ancora IODUM 30 LM, 3 gocce, sempre dinamizzate, iniziando a giorni alterni, passando a tutti i giorni se ne sentisse la necessità. Il giorno seguente esegue un’ecografia tiroidea, che conferma il miglioramento della situazione della ghiandola.
Il 21 gennaio 2022 ripete gli esami, sia degli ormoni tiroidei, sia degli anticorpi coinvolti nelle patologie di questa ghiandola. I valori dell’FT3 continuano ad essere normali e anche quelli dell’FT4 sono diminuiti come pure quelli degli anticorpi antirecettore del TSH, quindi si conferma un ulteriore miglioramento della malattia.
Ora passa a IODUM 40 LM sempre in gocce, che inizia a prendere, per difficolta di reperimento, il 2 febbraio a giorni alterni prima, ma dopo pochi giorni passa a somministrazioni quotidiane.
Ripete ancora le analisi l’11marzo.
Finalmente anche il TSH si sta rialzando e gli ormoni sono entro il range di normalità.
Gli ottimi risultati fanno meravigliare Eleonora che mi manda messaggi entusiasti, anche perché si sente bene.
Fa anche apprezzamenti positivi sulla nuova ditta produttrice estera presso cui ha dovuto ordinare il nuovo dosaggio, visto che in Italia non era in commercio. Ora non so se il notevole miglioramento sentito da Eleonora sia dovuto alla nuova produzione o all’aumento del dosaggio, comunque il processo di ristabilimento della salute ancora non è concluso e pertanto le prescrivo ancora IODUM 50 LM in gocce 1 volta al giorno.
Mi contatta il 21 maggio e mi invia le nuove analisi fatte lo stesso giorno che confermano i risultati in miglioramento.
Sempre più confortata dall’ottimo risultato le dico di continuare con Iodum 50 LM in gocce a giorni alterni ancora per 1 mese e poi di passare alla 55 LM ancora a giorni alterni.
Ripete le analisi a settembre.
Ci sono state le vacanze estive Eleonora si sentiva bene è stata irregolare nell’introdurre il rimedio e lo ha anche sospeso per un po’ nel mese di agosto.
Il TSH è tornato finalmente normale, l’FT4, però, è di nuovo sopra il range di normalità.
A questo punto prescrivo IODUM 60 LM, che, però, dovrà prendere a giorni alterni.
La rivedo il 15 dicembre 2022 e mi sottopone a visione il referto degli esami eseguiti il giorno precedente. I risultati degli ormoni tiroidei sono perfettamente nella norma, mentre ancora è ancora elevato il valore degli anticorpi
antirecettore del TSH. É evidente che la tiroide sta funzionando bene, ma la malattia autoimmune non è ancora debellata. Inoltre è da ricontrollare la glicemia, per verificare se il valore lievemente alterato è occasionale o tendenziale, vista la familiarità da parte di madre per alterata tollerabilità al glucosio.
Per il resto la trovo bene, ha ripreso peso, ora pesa 53 Kg, l’occhio sinistro è rientrato, non ha più palpitazioni, è decisamente più rilassata. La frequenza è 58 bat/min, la pressione 120/71.
Le prescrivo ancora IODUM 60 LM a giorni alterni e le consiglio di ripetere l’esame della glicemia alla fine di gennaio.
Mi chiama il 24 febbraio per comunicarmi i risultati delle analisi fatte quel giorno.
La tiroide funziona regolarmente, la glicemia è migliorata e la situazione è anche migliore di quello che appare, perché Eleonora mi dice che dal 26 dicembre 2022, non prende più alcun dosaggio di Iodum e si sente decisamente bene. Per la glicemia le consiglio di limitare gli zuccheri raffinati e di ripetere le analisi tra circa un mese, comprendendo gli anticorpi antirecettore del TSH.
Il 25 marzo esegue il successivo controllo dove si evidenzia il continuo miglioramento del Basedow, visto che sono notevolmente diminuiti anche gli autoanticorpi antirecettore del TSH, anche se sono lievemente alterati quelli anti tireoglobulina. La glicemia è rientrata nei valori normali, il colesterolo totale è alto, ma ad un controllo successivo, solo con un’attenzione alla dieta, i valori rientrano.
Permangono elevati i valori della bilirubina che sembrano confermare un Gilbert.
A questo punto la prescrizione è di IODUM 60 LM, 1 volta al mese, monitorando sia gli ormoni, sia gli anticorpi almeno ogni 2 mesi.
Rivedo Eleonora il 4 Ottobre 2023.
Si sente bene, ha trascorso delle ottime vacanze con la famiglia.
Mi confessa che da dicembre non ha più assunto alcuna terapia. Ora accusa preoccupazione per la difficile gestione della salute del padre, cosa che le causa ansia e difficoltà ad addormentarsi a causa dei pensieri che le si affollano nella mente. Nonostante tutto, però, riesce a gestire le varie situazioni senza grossi problemi.
Clinicamente sta bene, la frequenza è 68 bpm, la PA 110/60 mm/Hg, il peso è tornato quello di sempre, 54 Kg, anche le allergie che aveva sono praticamente scomparse.
DISCUSSIONE
Il caso in esame è stato affrontato prendendo il quadro sintomatologico attuale della paziente, in associazione con i sintomi obiettivabili, i dati di laboratorio e quelli strumentali, cercando poi di individuare il simillimum. Importante è stato verificare come i disturbi riferiti fossero tutti nuovi per la paziente, erano cioè quelli che descrivevano l’oggi della paziente, quindi ascrivibili sicuramente all’alterazione della forza vitale in atto, indicando ciò che al momento andava curato.
Altro importante fatto che è stato tenuto in considerazione è stato il vissuto della paziente. La storia di Eleonora negli anni precedenti è stata difficile e la sua vita ha subito un vero e proprio shock al momento della diagnosi e della cura della grave malattia del figlio, di poco più di 1 anno. Sappiamo che le cause di questa malattia autoimmune, come di quasi tutte le altre malattie dovute ai disordini del sistema immunitario, non sono certe, ma tra i principali indiziati sicuramente ci sono lo stress e i traumi psichici, che sicuramente Eleonora ha subito.
Nel caso clinico presentato pertanto considerando i sintomi, tra l’altro molto precisi, della paziente la prescrizione di Iodum è stata logica e il percorso terapeutico è stato abbastanza semplice. Tale indicazione è stata anche costante nel tempo, perché costanti rimanevano i disturbi, che, pur affievolendosi, continuavano a suggerire le caratteristiche sintomatologiche dello stesso rimedio.
Ciò che ha creato dubbi ed esitazioni è stato l’uso inusuale delle potenze molto alte, peraltro ripetute frequentemente, cosa che si discosta dalle indicazioni metodologiche della Medicina Classica Hahnemanniana. Tale indicazione terapeutica in realtà è stata, però, confermata dal riscontro del costante miglioramento dei sintomi della paziente ad ogni aumento della dose, ma sempre parziale, cosa che incoraggiava a continuare in questa direzione.
I risultati molto soddisfacenti ci hanno dato ragione, visto che la paziente ora sta bene sia psicologicamente che fisicamente, tra l’altro anche i valori di colesterolo e glicemia, tendenzialmente elevati per una predisposizione familiare, ora sono tornati perfettamente nella norma solo con qualche attenzione alla dieta, tenendo conto che da circa un anno non ha più preso il rimedio. Infatti, anche se dovrà continuare a monitorare il funzionamento della tiroide e passare da una terapia organotropica ad una omeopatica, oggi Eleonora ha raggiunto uno stato di benessere insospettabile solo due anni prima, in considerazione dei seri disturbi che accusava, senza avere avuto alcun effetto negativo durante il percorso terapeutico seguito.
CONCLUSIONI
La presa in carico di questo caso è stato un modo per verificare come l’approccio metodologico omeopatico è funzionale anche ad una patologia seria autoimmune e quindi spesso recidivante o addirittura progressiva. Questo singolo caso non dimostra che l’omeopatia può curare le malattie autoimmuni, ma sicuramente in alcuni casi può produrre un risanamento del fisico, ristabilire un equilibrio dell’energia e un benessere, che, anche se non definitivo, avrà un impatto decisamente positivo sul paziente.
Inoltre non bisogna dimenticare che tale risultato è stato raggiunto senza alcun aiuto di farmaci allopatici, se si esclude l’assunzione del betabloccante per un breve periodo, e pertanto senza alcun effetto indesiderato, cosa che non sarebbe di sicuro accaduta con le terapie convenzionali prescrivibili per questo caso.
BIBLIOGRAFIA
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