Un caso di rettocolite ulcerosa curata con Falco Cherrug

Un caso di rettocolite ulcerosa curata con Falco Cherrug

Bruno Zucca

Medico Chirurgo – Omeopata   BRESCIA

omeohermes@gmail.com

www.centrostudilaruota.org

SUMMARY

This paper describes a case of ulcerative rectocolitis led to clinical remission by homeopathic therapy, with a 6-year follow-up; it was possible to suspend drugs because it is no longer needed.

The patient’s constitutional remedy, Falco cherrug, was identified on the basis of the totality of the symptoms and chosen after a partial benefit induced by Falco peregrinus (better known); this remedy has effectively treated the pathology and brought the patient, with previous important psychiatric disease, to also improve his psycho-emotional balance.

 

KEYWORDS

Ulcerative colitis – Constitutional remedy – Falco peregrinus – Falco cherrug

RIASSUNTO

In questo lavoro si descrive un caso di rettocolite ulcerosa portato alla remissione clinica dopo il percorso di cura omeopatico, con un follow-up di 6 anni, in cui è stato possibile sospendere la terapia farmacologica perché non più necessaria.

Il rimedio costituzionale del paziente, Falco cherrug, è stato individuato sulla base della totalità dei sintomi e scelto dopo un beneficio parziale indotto da Falco peregrinus (più noto). Questo rimedio ha curato efficacemente la patologia e portato il paziente, con pregressi psichiatrici importanti, a migliorare anche il suo equilibrio psicoemotivo.

 

PAROLE CHIAVE

Rettocolite ulcerosa – Rimedio costituzionale – Falco peregrinus – Falco cherrug

Marco è un impiegato di 40 anni, capelli castani, occhi azzurri, altezza 180 cm e peso 60 Kg. E’ magro ed emaciato, visibilmente ansioso.

Dall’età di 25 anni presenta crisi diarroiche muco-sanguinolente, comparse dopo essere uscito da una grave malattia psichiatrica, per cui si ipotizza una malattia infiammatoria cronica intestinale. Le crisi si presentavano inizialmente circa due volte l’anno ed erano state trattate per un breve periodo con prednisone 50 mg, che però aveva smesso ben presto di funzionare, procurando effetti collaterali tali che il paziente gestiva con difficoltà.

La situazione peggiora dal 2010, quando il paziente ha circa 32 anni: l’endoscopia del retto-sigma pone la diagnosi di rettocolite ulcerosa distale, il referto istologico della biopsia recita: Lembi ulcerati ed intensamente infiammati della mucosa dell’intestino crasso con diffusa criptite e deplezione mucosa. (Figura 1).

In questi mesi inizia una terapia farmacologica con mesalazina per os (2.400 mg/die) e per via rettale con clismi da 2 mg due volte alla settimana, ottenendo discreti risultati.

Quando lo incontro per la prima volta, nel 2018, Marco ha già assunto per due anni rimedi omeopatici prescritti da un collega unicista: riferisce di aver utilizzato in due periodi diversi Staphisagria e Lycopodium ad alta potenza con benefici fisici immediati, ma solo temporanei, accompagnati da una sensazione generale di forza e sicurezza che ne ha giustificato l’impiego ripetuto e prolungato, la malattia ha continuato però ad essere in progressivo peggioramento.

Il paziente è consapevole che nei momenti di serenità i sintomi migliorano, anche se per brevissimi periodi: si rivolge quindi nuovamente all’omeopatia per cercare di curare la sua problematica psicosomatica, risolvere la malattia alla radice ed ovviare agli effetti negativi dei farmaci.

Il colloquio anamnestico (sintesi):

  • Fin da piccolissimo ho sofferto di allergia ai pollini con rinite ed asma. Nell’adolescenza ho fatto terapie di desensibilizzazione per l’allergia senza risultati. Ora non ho più asma, solo ogni tanto al risveglio un po’ di congiuntivite e rinite con starnuti.
  • Sono sensibile al freddo, soprattutto a piedi, orecchie, gola e pancia; vento e correnti d’aria mi causano torcicollo; il vento mi fa sentire meno stabile, meno centrato, più vulnerabile; l’aria condizionata mi dà una sensazione di malessere e di diminuzione della forza.
  • Bevo molta acqua: è come se dovessi tenere a bada un fuoco interiore che mi prosciuga e secca, ma le bevande fredde mi danno fastidio alla pancia e mi indeboliscono.
  • Quando sto bene vado in bagno una volta al giorno, solitamente al mattino; quando le ulcere intestinali sono attive ho fitte e mi scarico 3-4 volte al giorno con muco e talvolta sangue. Dopo essere andato di corpo sento bruciore al retto ed all’ano ed ho la sensazione di evacuazione incompleta. La malattia è peggiorata quando ho iniziato un lavoro stressante a causa delle situazioni di tensione con gli altri.
  • Mi vergogno di avere la colite ulcerosa, ne parlo il meno possibile e solo con persone di cui mi fido. Ho paura che qualcuno mi giudichi debole, malato, e che per questo mi prenda in giro.
  • I sintomi migliorano quando mi sento accettato dagli altri ed in pace con me stesso, oppure quando ho un rapporto amoroso con una donna; migliorano anche dopo un confronto acceso in cui riesco ad esprimere il mio punto di vista sfogando la rabbia: esercito infatti un rigido controllo sulle mie emozioni.
  • Intorno ai 20 anni ho sofferto per circa 4 anni di paranoie e manie di persecuzione: mi sentivo spiato e mal giudicato dalla gente, temevo di essere considerato pazzo o scemo e come reazione mi atteggiavo da eroe che sfidava un mondo avverso. Sono capitati periodi bui in cui vedevo tutto nero, mi sentivo senza speranze, senza una strada da percorrere ed ho ideato il suicidio. Ho fatto uso di alcolici, soprattutto nel fine settimana, per sentirmi disinibito e più sicuro, ma questo si è tradotto anche in scenate pubbliche assai violente, di cui poi mi sono molto vergognato. Ho seguito un percorso di psicoterapia e una cura con aloperidolo, ora non ho più quei pensieri ma non mi sento ancora sereno sul giudizio degli altri.
  • Vorrei avere maggiore autostima e sicurezza nelle mie capacità, senza preoccuparmi del giudizio altrui, vorrei esprimere maggiormente ciò che penso o sento senza temere di essere considerato pazzo, vigliacco e debole. Tal volta sento un impulso a dire o fare cose ma poi non ho il coraggio di farle.
  • Da piccolo e da ragazzino mi capitava di scalciare nel sonno urlando parolacce. Ora mi capita di parlare nel sonno. Se sono nervoso non dormo bene e penso a ciò che mi ha fatto arrabbiare, ad eventuali errori che posso aver compiuto: la mia paura principale è quella di non riuscire a vivere la vita perché vengo escluso dalla gente a causa dei miei errori, ho anche paura di essere preso per pazzo.
  • Non tollero le persone prepotenti o maleducate che giudicano dall’alto verso il basso: provo a mettere i paletti ma se non cambiano atteggiamento mi arrabbio fino a scoppi di violenza.
  • Da piccolo ero molto vivace; da ragazzino quando mi sentivo preso in giro avevo crisi di rabbia; nell’adolescenza mi sentivo sbagliato, non mi sentivo accettato e cercavo di compiacere gli amici partecipando al gruppo dei ribelli. Crescendo sono diventato una persona tranquilla, riservata, introspettiva e solitaria, leale e sincera. Riesco ad aprirmi veramente solo con le persone di cui mi fido.
  • Sono permaloso e quando non ribatto stizzito alle provocazioni mi arrabbio con me stesso.
  • Vorrei non avere la testa tra le nuvole, essere coraggioso e non essere considerato stupido. Mi fa star bene sentirmi parte di un gruppo, ammiro chi aiuta gli altri e li rispetta perché ritengo che siamo tutti in connessione, parti di un disegno cosmico.
  • Amo immergermi nella natura perché mi dà un senso di appartenenza, amo le aquile per il senso di libertà che trasmettono.
  • Mi piace molto il mondo della meditazione e della crescita interiore; a 34 anni ho incontrato la mia guida spirituale. Non mangio carne per scelta spirituale. Ho avuto anche episodi di viaggi astrali in cui vedevo il mio corpo dall’alto mentre mi muovevo nell’aria.
  • Ho in progetto di cambiare casa, di allontanarmi da dove abito adesso perché risiedo troppo vicino ai miei genitori; desidero sentirmi più indipendente e prendermi un po’ di spazio. Il clima famigliare dell’infanzia non ha giovato alla mia salute: mio padre e mia madre bisticciavano pesantemente con insulti; era difficile esprimere ciò che pensavo e provavo perché qualsiasi cosa detta poteva essere il pretesto per una discussione; mio padre aveva difficoltà ad esprimere l’affetto nei miei confronti; mia madre era soffocante e cercava in me il sostituto del marito.
  • Da bambino spesso sognavo di bisticciare con amici, famigliari o genitori. Mi capitava anche di sognare di volare o cadere. Sogno spesso anche adesso i miei genitori in situazioni problematiche; in particolare sogno che mia madre invade il mio spazio entrando nella mia stanza e litigo insultandola. Sogno spesso animali: leoni, volpi, gatti, cinghiali. Alcune volte sogno bombe o esplosioni.
  • Ricordo un sogno recente in cui un amico mi mostra due piume, molto belle, e guardandomi intorno vedo per terra altre piume; mentre le raccolgo scorgo un falco mutilato, privo di un’ala; mi addolora pensare che sia morto, ma il falco in realtà si muove, è ancora vivo. Penso che sia senza speranza e di non doverlo toccare, il mio amico lo tocca ed il falco si rivitalizza, si avvicina, lo accarezzo sulla testa. Non so cosa fare per aiutarlo, ma mentre lo accarezzo si trasforma in un cane che mi lecca in un clima di forte empatia; cerco invano di rintracciarne il proprietario, quindi lo porto a casa e fa amicizia con gli altri miei due cani; l’atmosfera è piacevole, c’è affetto e gioco”.

 

Materiali e metodi

 

Il caso clinico è stato preso in carico mediante raccolta anamnestica da racconto libero del paziente, con approfondimenti successivi per la modalizzazione dei sintomi. Sono stati considerati sia i sintomi fisici che quelli mentali, presenti o pregressi; i sintomi essenziali sono stati repertorizzati utilizzando il programma informatico Complete Dynamics (versione 19.3) Radar 10 (versione 10.2) e Radar Opus (versione 2.1). La scelta terapeutica è stata effettuata confrontando in diagnosi differenziale i temi e i nuclei dei rimedi emersi dalla repertorizzazione grazie alla consultazione della Materia Medica.

Analisi del caso

 

Analisi dei sintomi

Nel caso illustrato spiccano alcuni sintomi fisici caratteristici, in particolare la diarrea muco-sanguinolenta influenzata dallo stato emotivo a cui occorrerà dare ampio rilievo nella indagine repertoriale. Riflettendo sul suo vissuto, la somatizzazione intestinale è probabilmente correlata al conflitto tra una istintualità libera e selvaggia ed il timore di un severo giudizio morale superegoico. Dal racconto infatti emergono anche sintomi e temi mentali significativi:

  • rabbia violenta: conflitti, insulti, scenate, sogni di bombe ed esplosioni;
  • libertà: madre soffocante, invasione del proprio spazio, indipendenza, natura come spazio di appartenenza, amore per gli animali liberi;
  • giudizio, errore ed espressione di sé: paura di essere giudicato debole, malato, di essere preso in giro, di essere escluso dalla gente a causa dei propri errori, di essere considerato pazzo o scemo, vigliacco o debole; difficoltà ad esprimersi per paura del giudizio, impulso a dire o fare cose senza avere il coraggio di farle;
  • animali selvatici: ricorrenti nei sogni e nell’immaginazione;
  • ricerca spirituale: guida spirituale, scelte spirituali, viaggi astrali.

 

Inquadramento del paziente, repertorizzazione e diagnosi

Il paziente è un “lesionale grave”, considerando la malattia psichiatrica che ha preceduto la comparsa della colite ulcerosa e le manifestazioni organiche che coinvolgono sì un viscere non vitale, ma in modo severo e pericoloso per la sopravvivenza.

L’habitus comportamentale è sicotico e ipercontrollante, con una componente sifilitica, caratterizzata da atteggiamenti distruttivi (la rabbia responsabile della malattia). Possiamo quindi formulare una osservazione prognostica: dopo la prescrizione del rimedio corretto, il terreno energetico del paziente transiterà attraverso una crisi di guarigione protratta di tipo esonerativo, in accordo con la Legge di Guarigione di Hering. Se rispettata, questa previsione ci permetterà, insieme ad altri parametri, di valutare la correttezza della prescrizione.

Dalla repertorizzazione emergono nelle prime posizioni Staphisagria e Lycopodium, i rimedi già assunti dal paziente: anche se rappresentano repertorialmente in maniera significativa la reattività psico-fisica addominale di Marco, al momento della visita sappiamo già che non sono stati in grado né di sciogliere i suoi nodi esistenziali, né di portare un beneficio fisico duraturo. Dovremo quindi individuare un rimedio che sia in grado di lavorare più in profondità. Consultando la Materia Medica per valutare i rimedi suggeriti dal repertorio ed approfondirne la conoscenza, mi soffermo su Falco peregrinus, che corrisponde alle tematiche di libertà, persecuzione e colpa riferite dal paziente, caratteristiche della famiglia omeopatica degli uccelli ed in particolare dei falchi.

La famiglia omeopatica degli uccelli e i Falchi

Secondo Shore1 e secondo una analisi sistematica delle estrazioni repertoriali dei rimedi da volatili, la famiglia omeopatica degli uccelli, dal punto di vista mentale, è caratterizzata dalla ricerca della libertà da tutto ciò che lega alla vita sulla terra, libertà dai problemi quotidiani e dalle relazioni, dagli impegni, dai pericoli, dai vincoli famigliari, dalle pulsioni istintuali (cibo, sesso). Per questi rimedi comunicazione e relazione con gli altri sono un peso: cibo, prole e sessualità li aiutano ad incarnarsi e costituiscono delle sfide esistenziali, con conseguente conflitto e somatizzazione. Spesso presentano tratti maniacali e difficoltà cognitive. Sono tormentati da scrupoli di coscienza eccessivi e da pregiudizi.

Nei volatili rapaci, in particolare, è presente un bisogno di autoaffermazione e di dominio sulla realtà, un desiderio di perfezione e saggezza, l’insofferenza alle critiche con conseguente rabbia, l’aspirazione a trascendere la condizione terrena, empatia con la natura e ipersensibilità sensoriale, sentimenti di umiliazione, vergogna, esclusione e abuso, sogni o sensazioni di volo, sensazioni di essere al di fuori del proprio corpo.

I sintomi fisici dei volatili comprendono:

  • cefalea con sensazione di pienezza o pressione, oppure di cranio aperto;
  • problematiche neurologiche di vario tipo;
  • pressione e dolore acuto a zigomi e mandibole, denti deboli o dolenti: secchezza oculare, mancanza di messa a fuoco, scomparsa della visione periferica o centrale;
  • perdita di equilibrio per i movimenti rotatori;
  • infiammazioni faringee con adenopatie;
  • disturbi dell’appetito, vomito facile, sete estrema;
  • riniti allergiche, secchezza delle mucose;
  • dolori lancinanti al petto, costrizione e oppressione toraciche, desiderio di respirare profondamente, dolori nevralgici lancinanti, trafittivi, oppure formicolii, spilli e tremori, dolori crampiformi a ondate, dolori del collo con rigidità e irradiazione a braccia, spalle e dorso; pesantezza, intorpidimento e prurito alle estremità.

Più specificamente, nella Materia Medica e nelle estrazioni repertoriali si descrivono i soggetti Falco come pazienti che rifiutano la sottomissione ad un’altra persona ed esprimono il desiderio di libertà con ribellione alle restrizioni; desiderano essere riconosciuti ed accettati e non sottoposti al giudizio altrui; dipendere dall’approvazione altrui li fa sentire limitati, impediti e ostacolati, e reagiscono con rabbia distruttiva. Parole chiave mentali polari di Falco Peregrinus e Cherrug sono apprensione/spensieratezza, chiarezza/confusione, sfiducia/affidamento, ma anche abbandono, umiliazione, vulnerabilità, rabbia, colpa.

Anche Haliaeetus leucocephalus, l’aquila calva americana, che emerge più avanti dalla repertorizzazione, è caratterizzata da tematiche di libertà ma le sue caratteristiche salienti (imparzialità, distacco emotivo, autarchia, osservazione senza pregiudizi emotivi, empatia senza emotività) sembrano non corrispondere alla tipologia del paziente.

Terapia – Follow up – Risultati

La patologia fisica intestinale è debolmente rappresentata nella materia medica di Falco peregrinus. Teniamo però presenti due aspetti: nei rimedi con sperimentazione limitata e con un ridotto numero di rubriche nel repertorio, alcuni capitoli sintomatologici sono spesso per forza di cose incompleti; d’altra parte, prescrivendo in base alla manifestazione intestinale, come già accaduto in precedenza, non è stato raggiunto l’obiettivo terapeutico, siamo quindi autorizzati a considerare in primis l’alto valore gerarchico dei sintomi mentali.

Alla luce di queste riflessioni, anche il sogno del falco ferito, inserito nel quadro di insieme, è assai suggestivo e potrebbe descrivere simbolicamente la ferita profonda di Marco; questo non significa che l’animale sognato abbia guidato di per sé la prescrizione: molti dei miei pazienti sognano falchi o altri animali, pur venendo curati con rimedi diversi!

La prescrizione di Falco peregrinus 30 CH ogni 15 giorni per due mesi promuove una transitoria reazione aggravativa psicofisica, seguita solo da un parziale beneficio; viene perciò sostituito con Falco cherrug 30CH.

Anche se questo rimedio è presente nel repertorio con pochissimi sintomi, molti dei quali sovrapponibili a Falco peregrinus, la sua Materia Medica è significativamente corrispondente al caso: desiderio di libertà, abusi e ferite profonde dell’infanzia, ricerca di accettazione, abbandono, dolore e rabbia, vergogna per la propria bisognosità; soprattutto quest’ultimo sintomo è tra quelli più peculiari e caratteristici del paziente, che alla visita successiva racconta:

  • Subito dopo la prima assunzione mi sono sentito molto rilassato; la mattina successiva ero molto lucido, riuscivo a vedere le situazioni dall’alto con chiarezza e tranquillità. Nei giorni seguenti è aumentata l’attività onirica: sogno cuccioli di lupo da proteggere, cervi attaccati da lupi. Sogno che nel cortile di casa ci sono piume di aquila per terra, segno di un duello col cane dei miei genitori.
  • Mi rendo conto che quando qualcuno fa delle affermazioni nei miei confronti che mi danno fastidio e incasso senza ribattere, mi innervosisco parecchio; mi arrabbio soprattutto con me stesso per non aver avuto la prontezza, la capacità, il coraggio di esprimere il mio dissenso; riesco a rispondere a tono solo se la situazione si prolunga e monta la rabbia.

 

Nelle settimane successive compare la prima reazione aggravativa intestinale associata a congiuntivite; il paziente prova tuttavia una sensazione di serenità, di “centratura”, le situazioni esterne lo influenzano meno, si sente più disinvolto nell’esprimere ciò che sente e pensa. Si manifestano rinite ed asma allergici che non aveva da anni, in forma non grave e transitoria.

Parallelamente al miglioramento del quadro intestinale e alla sensazione di maggiore serenità, Marco racconta anche tutta una serie di sogni che sembrano indicare un miglioramento:

  • sogna di “volteggiare senza gravità tra i pianeti; è una esperienza molto bella”, ma poi scende con i piedi per terra, si radica, e fa attenzione a non calpestare delle piccole tartarughe; un altro sogno di incarnazione e radicamento è quello in cui “un’icona della Madonna diventa un essere umano in carne e ossa”, o quello in cui con il padre fa dei lavori per ampliare l’orto;
  • gli animali che sogna divengono meno ostili (cavalli e zebre che giocano in acqua) e quando sono selvaggi assumono caratteristiche meno aggressive (api e vespe, oppure orsi adulti che non lo attaccano, o che comunque sono affrontabili); racconta per esempio: “ho sognato un cucciolo di cane ferito, lo prendo in braccio per coccolarlo, ma arrivano dei lupi che vogliono attaccare il cucciolo: urlo per scacciarli, sono determinato a difendere il mio cucciolo”;
  • emergono tematiche di accudimento e di tenerezza: “sogno due bambini albanesi per i quali provo affetto e vorrei fare loro da padre”;
  • continuano nei sogni le tematiche di libertà e prigionia, ma emerge come una novità positiva il tentativo di liberarsi dalle costrizioni: “insieme ai miei genitori e ad altre persone siamo prigionieri dei nazisti che ci umiliano e minacciano con le armi, ci privano delle coperte e dei generi di prima necessità: dovremmo ribellarci, anche se potremmo essere uccisi nella rivolta ne vale la pena”; “sono con amici, entra nella stanza mia madre, chiedo se può lasciarci soli, ma lei insiste per entrare; mi arrabbio e la spingo fuori, lei piange e dice di sentirsi sola; affermo che non è vero perché ha un marito”.

In un messaggio e-mail mi scrive del suo stato d’animo e delle sue riflessioni:

  • sono fiducioso, ho la forza per superare questo momento difficile: curo con amore la ferita che è in me senza arrabbiarmi, mi assumo questa responsabilità; mi sento meno vulnerabile e più centrato, meno sensibile ai giudizi delle altre persone;
  • ho capito che parte della mia frustrazione è dovuta al non sentirmi amato, mi dico che devo iniziare ad amarmi”;
  • mi diventa sempre più chiara l’importanza di esprimere le mie emozioni e i miei pensieri dandogli spazio, condividendo con gli amici il mio sentire interiore, esprimendo liberamente ciò che sono, abbandonando vecchi schemi; infatti esprimo con più fluidità ciò che penso e provo, ho meno freni inibitori mentali; sto prendendo coraggio nel raccontare il mio mondo interiore e ciò che sento e sono, scoprendo in questo una bellezza
  • sento che l’intestino sfoga con le scariche ciò che non riesco ad esprimere con parole e azioni.
  • in questo periodo mi capita ancora di innervosirmi molto, ma ora lo leggo in maniera positiva, sto lasciando emergere e fluire la rabbia.

 

Dopo il passaggio alla 200CH, compare per tre giorni febbre a 38° con un po’ di tosse secca notturna: da circa 20 anni non aveva uno stato febbrile così forte. Sente con maggiore intensità le emozioni e ogni tanto ha un po’ di difficoltà a gestirle.

Anche la colite ulcerosa si riaggrava nuovamente, sempre in modo transitorio, ma mettendo alla prova la fiducia del paziente nel percorso di cura. Nello stesso tempo, Marco si rende sempre di più conto che sta evolvendo sul piano della consapevolezza di sé e questo lo fa sentire positivo ed ottimista.

Anche in questo caso, il miglioramento fisico si muove in parallelo con l’evoluzione delle tematiche dei sogni: si fanno più frequenti le esperienze spirituali e di comunione con la natura (cieli stellati e costellazioni, cascate che nascondono grotte con cristalli lucenti, devozione alla Madre Terra).

Marco racconta infine anche due sogni di pacificazione:

  • sogno che vado a trovare i miei genitori, ci sono due gattini che accarezzo: uno è un po’ malaticcio e mi fa tenerezza, poi guardandomi intorno noto che nell’alloggio ci sono gatti di tutte le dimensioni;
  • sogno che sono in montagna con mio padre; vicino alla cima c’è un piccolo tratto di parete da scalare; sono bloccato e non riesco né a salire né a scendere; chiedo aiuto a mio padre che mi dà una mano permettendomi di arrivare in cima. Sono grato e gli voglio bene”.

La terapia iniziata nel 2018 con Falco cherrug è proseguita negli anni successivi ed è tuttora in corso; sono state utilizzate in progressione anche le potenze 1000K, 10.000K, 50.000K, 100.000K; ogni potenza è stata impiegata per alcuni mesi ed assunta con cadenza quindicinale. Dopo la crisi di guarigione innescata dalla 200CH la malattia del paziente si è evoluta positivamente ed ha consentito il raggiungimento di un equilibrio psico-fisico sostanziale, che ha permesso di diradare progressivamente l’utilizzo della mesalazina fino alla sua sospensione dall’inizio del 2022 ad oggi, al momento senza ulteriori ricadute. Purtroppo il paziente, piuttosto traumatizzato dalle esperienze ospedaliere, si rifiuta per il momento di eseguire ulteriori colonscopie, che potrebbero documentare e confermare anche un miglioramento del quadro infiammatorio: sta bene, non ha mai trascorso un periodo così lungo di benessere e remissione dei sintomi, e non è facile che si convinca a farla.

Discussione

Il caso illustrato si presta ad alcune considerazioni metodologiche, con punti di forza e criticità.

La scelta del rimedio, dal punto di vista metodologico, non si può mai basare esclusivamente sull’analisi repertoriale ma anche sulla consultazione della Materia Medica; in questo modo la diagnosi differenziale è più attendibile perché prende in considerazione il paziente nella sua interezza e complessità.

Anche in questo caso, una diagnosi fondata sulla sola analisi repertoriale non avrebbe consentito la miglior prescrizione per il paziente: avremmo scelto uno dei policresti presenti nelle prime posizioni ritenendo che potesse coprire l’intero quadro clinico.

Le prescrizioni precedenti, infatti, privilegiavano alcune rubriche che indirizzavano verso Lycopodium e Staphisagria: solo il follow-up ha smentito un’ipotesi, che sembrava inizialmente corretta.

La prescrizione di un “piccolo rimedio”, cioè di un rimedio poco sperimentato e poco prescritto, soprattutto se non è ancora noto al terapeuta, dovrebbe essere effettuata dopo che sono stati impiegati rimedi più noti e sperimentati, con una casistica clinica solida e una materia medica ampia. Se però il paziente non ha beneficio da queste prime prescrizioni, ampliare le nostre vedute e rivolgerci a rimedi poco noti può essere la strada giusta, come è stato nel caso di Marco.

Il testo di Shore non è una Materia Medica classica, comprende dati ed analisi relativi a nuovi rimedi ricavati da provings molto recenti. L’applicazione di queste conoscenze omeopatiche ha consentito un ottimo risultato terapeutico a testimonianza del fatto che l’ampliamento della Materia Medica sollecitato già dallo stesso Hahnemann può essere di grande utilità alla nostra pratica medica.

Alla prescrizione del rimedio che ha portato un maggiore beneficio si è arrivati poi, per così dire, per approssimazioni successive e grazie anche alla classificazione per famiglie dei rimedi omeopatici: il rimedio Falco peregrinus, emerso dalla repertorizzazione, per quanto scarsamente rappresentato nel repertorio, ha suggerito, grazie alla corrispondenza sintomatologica, la prescrizione di un rimedio minore, suo satellite, che si è dimostrato nel tempo più corrispondente alla totalità del paziente e quindi più utile al suo benessere.

Senza questo ragionamento non avremmo potuto effettuare una prescrizione difficoltosa e praticamente impossibile avvalendoci della sola consultazione repertoriale; il repertorio è stato tuttavia fondamentale nel suggerirci la direzione su cui indagare.

Le osservazioni prognostiche relative alla gravità lesionale del quadro ci hanno permesso di prevedere e valorizzare l’inevitabile aggravamento fisico esonerativo, che avrebbe altrimenti potuto essere scambiato per fallimento terapeutico, e ci ha consentito anche di sostenere il paziente in un frangente delicato del percorso di cura, offrendogli una lettura positiva della situazione che stava attraversando. Questo è un passaggio metodologico delicato perché è fondamentale non sottovalutare un sintomo peggiorativo, monitorando clinicamente il paziente con attenzione, dedicando tempo all’ascolto per inquadrare nell’ottica corretta ciò che sta accadendo, che deve essere commisurato al quadro patologico di partenza.

A guidarci in quel momento è stato anche il contemporaneo beneficio mentale che Marco stava ricevendo, assai suggestivo di una medicazione profonda del terreno: maggior centratura, maggior distacco emotivo, più disinvoltura nell’esprimersi, consapevolezza del perché inconscio dei sintomi fisici. Si è trattato di un effetto psichico più equilibrato della fugace sensazione sicotica di “forza e sicurezza” ottenuta coi due rimedi similari precedenti, che hanno agito solo sulla reattività psicofisica situazionale, stimolando in maniera parziale la Legge di Hering, senza attivarla in profondità.

 

Nel percorso di cura omeopatico spesso i sogni rivestono un grande valore diagnostico, soprattutto se non ci si limita alla loro pedissequa repertorizzazione ma ci si sforza di cogliere il loro significato (senza per questo effettuare un lavoro di interpretazione di competenza psicoanalitica). Il loro valore è ancora più grande durante il follow-up, quando i sogni ci indicano la direzione dell’evoluzione psico-emotiva del soggetto.

Nel caso di Marco, nei suoi sogni ricorrenti, così come nella realtà diurna, egli passa dalla paura e dal conflitto ad una condizione di coabitazione più serena con gli istinti (animali selvatici); lo stesso rapporto problematico con i genitori giunge ad una positiva conciliazione nei sogni come nella realtà. La “discesa al suolo” del paziente descritta nei sogni finali è significativa del suo ritorno alla realtà dei sentimenti e dei rapporti umani.

 Infine, per il bene del paziente, una terapia farmacologica efficace, soprattutto in caso di malattie severe, deve essere ridotta progressivamente in base ai risultati conseguiti col rimedio, non sospesa a prescindere da essi. In casi gravi come questo, infatti, l’interferenza farmacologica soppressiva è il male minore, perché consente al paziente di stare sufficientemente bene per poter proseguire nel suo percorso omeopatico: sarà il suo stesso corpo a segnalare che la necessità di ricorrere a queste terapie sta venendo meno.

Conclusioni

I dati anamnestici e di follow-up di un caso clinico in cui il rimedio si è rivelato il rimedio costituzionale del paziente possono essere utilizzati per ampliare la Materia Medica, soprattutto se il rimedio prescritto è poco sperimentato. È importante fare un distinguo: un caso clinico esemplificativo di un rimedio, piccolo o grande che sia, non è la mera prescrizione del rimedio stesso: la prescrizione di un rimedio che migliora il paziente è il primo passo, ma per considerarlo un caso clinico vero e proprio rappresentativo del rimedio in questione deve essere dimostrata la sua efficacia, secondo i criteri sopra esposti, per un periodo di tempo congruo (anni).

Un follow-up di diversi anni (che conferma la validità della prescrizione), ci offre delle informazioni aggiuntive che dovrebbero ricevere la stessa considerazione di quelle emerse dai proving. L’integrazione può essere considerata metodologicamente valida solo se il racconto del paziente viene trascritto con precisione, come accade nelle migliori sperimentazioni patogenetiche, con tutte le sfumature sintomatologiche ed i vissuti emotivi specifici.

Il proving, del resto, per giusti motivi etici, non può mai essere spinto oltre l’alterazione disfunzionale e non può fornirci dati clinici lesionali, che possono essere invece propri del caso vivo. Gli sperimentatori che producono sintomi durante un proving hanno solitamente un’idiosincrasia parziale, poiché il rimedio sperimentato nella stragrande maggioranza dei casi è per loro solo un similare (sono davvero poche le probabilità che uno sperimentatore assuma durante un proving il proprio rimedio costituzionale). Per questo motivo la distinzione tra rimedio situazionale e costituzionale (Simile e Simillimum) non ha un significato meramente accademico: i sintomi dei casi clinici trattati con un rimedio costituzionale sono davvero di elevato valore.

BIBLIOGRAFIA

  • Shore. Birds -Homeopathic Remedies from the Avian Realm. Homeopathy West Ed., 2004.
  • Schulz. Instinct power: a remedy trituration of Falco cherug (Saker Falcon). Homoopathische Einblicke n.28, dic.1996.
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